venerdì 29 aprile 2011

Stranezze a Venezia!

Questa mattina, alla fine di Corte Canal, ho incrociato una persona che, scendendo dal ponte di Rio Marin, andava dicendo: "Che Dio stramaledica la perfida Albione".
Certo la frase mi ha lasciato un po' perplesso, anche se chi l'aveva pronunciata mi appariva un personaggio un po' strano.  Ma fatti pochi passi, ed arrivato in Rio Marin, ho scoperto la causa, indiretta, di questo atteggiamento, che si può vedere dalla fotografia qui sotto.


Del negozio in questione,   attivo come "tea room" da circa un anno,  forse l'unico a Venezia di questa tipologia commerciale, non so chi sia il gestore; forse un inglese?
Certo che tutto quello sbandieramento di croci di S.Andrea e l'immagine dei due sposi principeschi, quasi una partecipazione di nozze, per noi italiani, e ancor più per noi veneziani, appare un po' strano, per non dire stravagante.
Come notizia accessoria, la frase di cui sopra è prerogativa del regime fascista.

mercoledì 27 aprile 2011

Parliamo di altro, di cose "elevate"!

Quest'oggi non voglio scrivere su Berlusconi e sulle sue malefatte e neppure sui suoi sodali più realisti del re.
Oggi tratterrò di cose più elevate, di cose per le quali merita effettivamente parlare! 
Ci sarà chi subito penserà che voglio filosofare sui massimi sistemi e se "polenta e baccalà" fa parte dei massimi sistemi allora avrà ragione.
Il tutto perché a mezzogiorno ho deciso di preparare la polenta da accompagnare al baccalà mantecato,  che già avevo acquistato bello e pronto alla Coop; devo dire che, anche se non preparato in famiglia, non è per niente male! 
La polenta, poi, è un po' la mia specialità e la preparo, a detta di molti, veramente buona. 
In città mi adatto a cucinarla sul gas in una piccola caldaia di rame, ma il meglio lo do quando mi trovo in montagna, in Carnia, a Raveo, dove ho a disposizione la cucina a legna ed una caldaia di ghisa. 
Ma non vado oltre nella descrizione e vi rimando ad una presentazione in "power point" che potete guardare e scaricare, se volete, dal mio sito ed il cui  link è il seguente:  

martedì 26 aprile 2011

Presa per il c....

«I contratti Enel-Edf vanno avanti, l'energia atomica destino ineluttabile»
«Il nucleare è il futuro, il referendum
lo avrebbe bloccato per troppi anni»
Berlusconi e la moratoria: «Così l'opinione pubblica può tranquillizzarsi». I referendari: una truffa e se ne vanta


NUCLEARE

Berlusconi: "Resta il futuro
stop solo per paura gente"

Il premier, nella conferenza stampa seguita al vertice italo-francese a Villa Madama, puntualizza così il senso della "moratoria sull'atomo" del governo. "Se fossimo andati oggi al referendum, non lo avremmo avuto in Italia per tanti anni". L'opposizione: "E' un imbroglio, prende in giro gli italiani"

clicca qui


Questa e la classica "...presa per il culo!!!"

lunedì 25 aprile 2011

25 aprile: lo "stupidario"


Ecco alcuni fatti che raccolgo in questo post intitolato "25 aprile: lo stupidario" 

Chi fosse a conoscenza di altri casi me li segnali che li aggiungerò.

Cosa significa questo post? Penso sia sufficiente il titolo!

IL CASO A VENEZIA 

«Sfregio di Fn alla Partigiana striscionecontro il 25 aprile»


IL CASO a Mestrino (PD)

Mestrino per la Liberazione sceglie bandieredi San Marco

Vicenza

L'attacco: «I partigiani non sono eroi, l'Italiaè stata liberata dagli Alleati»

SUI MURI DI ROMA

Manifesti con armi e fasci littori:«25aprile. Buona Pasquetta»



Firenze

Scritte contro Gentile nel luogo in cui fuucciso

Bologna

Il 25 Aprile diventa una zuffa politica. IlPdl: «Questo è il palco del Pd»



25 aprile - Il discorso del Presidente della Repubblica

«Il 25 aprile festa della Liberazione si colloca quest'anno nella scia delle celebrazioni del centocinquantenario dell'Unità d'Italia che hanno nel marzo scorso toccato il culmine in tutto il paese. Nel richiamare entrambi gli anniversari i punti di contatto appaiono evidenti.
Nonostante la distanza e la diversità dei periodi e degli eventi storici, ritroviamo le forze migliori della nazione impegnate a perseguire gli stessi grandi obbiettivi ideali: libertà, indipendenza, unità. Perché quei valori già affermatisi attraverso il moto risorgimentale e sanciti con la nascita dello Stato nazionale italiano, dovettero essere a caro prezzo recuperati fra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945.
Fu necessario riconquistare con le nostre forze - cooperando con gli eserciti alleati, senza attenderne passivamente i decisivi successi - le libertà negate dal fascismo, l'indipendenza violata dall'occupazione e dal dominio nazista, l'unità di un'Italia divisa in due. E ci si riuscì grazie ai militari delle Forze Armate, primi ad iniziare la lotta di Liberazione - come ha sottolineato il ministro La Russa - già all'indomani del fatale 8 settembre del '43; ci si riuscì grazie al confluire di tante forti e giovani energie nelle formazioni partigiane e nel Corpo Italiano di Liberazione; ci si riuscì grazie a quella partecipazione, in molteplici forme - che il ministro Maroni ha richiamato e valorizzato - della popolazione, e grazie, dovunque e comunque, al coraggio di uomini liberi, quale mostrò di essere, sacrificando la propria vita per non cedere al ricatto e alla violenza dei suoi aguzzini il signor Mario Pucci di Firenze, che qui oggi onoriamo.
La nostra storia comune deve nutrirsi di questi esempi di coerenza e fierezza morale, di rinato, limpido amor di patria; e deve fondarsi anche sulle vicende vissute in tanti luoghi, in tanti piccoli Comuni che continuano a ricevere dalla Repubblica sia pur tardivi riconoscimenti per aver dato apporti preziosi alla causa della Liberazione. Il ministro della Difesa ha ricordato come io abbia avuto occasione di definire il 25 aprile festa non solo della Liberazione ma della Riunificazione d'Italia. E non c'è dubbio che in effetti riunificazione vi fu, dal punto di vista nazionale e statuale, su basi democratiche, anche se è stato necessario un tempo ben più lungo, fino ad anni recenti, per rimarginare le ferite riconducibili ad una dimensione di guerra civile che si intrecciò con quella, fondamentale, di guerra di Liberazione. Ma anche lo sforzo compiuto in questo senso ha dato i suoi frutti: rendendo possibile la più larga condivisione della giornata celebrativa del 25 aprile.
Nel parlare - il 17 marzo scorso a Montecitorio - delle ardue prove superate nel corso della nostra storia di 150 anni, mi sono ovviamente riferito anche e in particolare all'esperienza rigeneratrice della Resistenza come risposta a colpi durissimi e a rischi estremi vissuti dalla nazione. Dalla memoria e dalla viva consapevolezza di prove come quella possiamo trarre - voglio ripeterlo - la fiducia indispensabile per affrontare le sfide di oggi e del futuro. La complessità di queste sfide e delle incognite che vi si accompagnano, la difficoltà dei problemi che già ci si pongono e ci incalzano, richiedono un nuovo senso di responsabilità nazionale, una rinnovata capacità di coesione, nel libero confronto delle posizioni e delle idee, e insieme nella ricerca di ogni possibile terreno di convergenza.
E' questa consapevolezza, è questa sollecitazione che abbiamo sentito esprimersi nelle celebrazioni del centocinquantenario lo scorso marzo. Certo, sono poi seguite settimane di aspra tensione nella vita istituzionale e nei rapporti politici, anche per l'avvicinarsi di normali scadenze elettorali. Ebbene, è nell'interesse comune che le esigenze della competizione in vista del voto non facciano prevalere una logica di acceso e cieco scontro; è nell'interesse comune che dal richiamo di oggi, 25 aprile, agli anni della Resistenza, della ricostruzione democratica e del rilancio economico, sociale e civile dell'Italia, dal richiamo a quelle grandi prove di impegno collettivo, venga lo stimolo a tener fermo quel che ci unisce e deve unirci come italiani. E parlo del lascito della Resistenza, dell'eredità di quell'Assemblea Costituente che sull'onda della Liberazione nacque insieme con la Repubblica.
Si proceda alle riforme considerate mature e necessarie, come in questi anni ho sempre auspicato; lo si faccia con la serietà che è doverosa e senza mettere in forse punti di riferimento essenziali in cui tutti possono riconoscersi. Senza mettere in forse quei principi, e quella sintesi - così comprensiva e limpida - dei diritti di libertà, dei diritti e dei doveri civili, sociali e politici, che la Costituzione ha nella sua Prima Parte sancito. Rendiamo così omaggio a coloro che combatterono e caddero sognando un'Italia libera, prospera e solidale, non più fatalmente lacerata, capace di rinnovare e rafforzare le basi della sua unità».

domenica 24 aprile 2011

Mercatini di Pasqua a Venezia

Anche quest'anno, nei giorni che precedono la Pasqua, in alcuni luoghi (campi e "Strada Nova") di Venezia ritornano le bancarelle dove si trova un po' di tutto.
Quest'anno, però, qualche politico locale, spinto da interessate associazioni di categorie, ha esternato che questo tipo di mercatino non è consono alla città di Venezia.   
Hanno gridato allo scandalo in quanto vi si vendono ... mutande, ... pentole "et similia". Orrore! Vi dovrebbero essere, invece, solo prodotti artigianali locali  e queste bancarelle dovrebbero essere riservate ai mercati rionali.  Inoltre, filosofeggiano i detrattori, chissà cosa penseranno i turisti che, invece di trovare vetri (magari cinesi) e maschere (anche queste provenienti chissà da dove) trovano tutt'altro!
Ma chi dice che il mercatino di Pasqua (ed anche quello di Natale) deve essere per i turisti? Insomma, i veneziani non contano più nulla? E poi, i mercati rionali, a Venezia, non si sa neppure cosa siano; se vuoi trovare qualcosa devi andare a Marghera o a Mestre: sai che piacere!
In una città dove chiudono i negozi di generi alimentari, o di altro genere di merce al servizio del cittadino residente,  per aprire negozi di maschere, anche questi mercatini sono utili e, quindi, ritengo che queste proteste di  parte siano fuori luogo.
Infine, se questi politici stessero un po' zitti e non rilasciassero troppe dichiarazioni sarebbe molto meglio.
Su "Il Gazzettino" di   oggi 24.4 ho trovato una "lettera al direttore" di chi la pensa come me (clicca qui).

sabato 23 aprile 2011

Costituzione Italiana (3)




DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI
XII

E' vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.

Mi sembra giusto ricordare -nella ricorrenza del 25 aprile- questa disposizione finale (qualcuno la vorrebbe solo transitoria per abolirla) della nostra Costituzione.

Aggiornamento delle ore 23,30 
A maggior ragione, visto quanto è successo oggi a Roma (clicca qui), questa disposizione deve restare!
 

giovedì 21 aprile 2011

Costituzione Italiana (2)

La ventilata modifica dell'art.1 della nostra Costituzione porterebbe anche a rivedere l'art.74 che regola una delle prerogative del Capo dello Stato.
Il tutto deriva, chiaramente, dai desiderata della "tessera P2 n. 1816".
Facciamo attenzione!!!

Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione.
Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata. 

Aggiornamento delle ore 16,55:
Ed ora, qualcuno pensa di cambiare l'articolo 94 (clicca qui).
Forse il motivo di tutto ciò è quello di creare confusione nell'opinione pubblica per distrarla da altro (le vicende della tessera di cui sopra) 

mercoledì 20 aprile 2011

Costituzione Italiana



L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. 

Non serve cambiarlo! 
Va bene così come è stato voluto dall'Assemblea Costituente  

martedì 19 aprile 2011

12 Giugno 2011 -------> REFERENDUM

Ricevo e diffondo:

Un sondaggio di Ipr Marketing per Repubblica rivela che, a meno di tre mesi dalla chiamata alle urne, solo tre italiani su quattro (74%) sanno che ci sarà un referendum a giugno e che appena il 7 per cento conosce i quesiti. Responsabilità di questa ignoranza ovviamente è dei media che hanno deciso di parlarne il meno possibile: un muro di silenzio abbattuto in parte solo dalle incursioni nei talk show politici da parte di Antonino di Pietro, presentatore di due dei quattro quesiti referendari, e dalle provocazioni di Adriano Celentano, autore di una lettera al Corriere della Sera e di un video inviato alla trasmissione Annozero. Ovviamente a questa mancanza dei mezzi di comunicazione “tradizionali” sopperisce la rete. Di seguito abbiamo riportato i quattro quesiti referendari [1]; si tratta di quesiti abrogativi, per cui votando SI verrebbero eliminate le decisioni prese dal Governo e dal Parlamento, mentre votando NO si lascerebbe tutto com’è.
-          I primi due quesiti, proposti per iniziativa civica da varie associazioni, riguardano l’abrogazione di alcune norme decise dal Governo riguardanti la gestione privata dell’acqua, in particolare le modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica e la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Se vincesse il NO e le cose restassero come sono ci sarebbe il serio rischio di vedere “privatizzata” la gestione di un bene primario per la sopravvivenza, con tutti i rischi che ciò comporta in termini di costi per i consumatori e di effettiva qualità del servizio.
-         Il terzo quesito, proposto dall’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, prevede la cancellazione di circa 70 norme contenute in provvedimenti che, con il Governo Berlusconi, prevedono il rilancio del nucleare italiano. Inutile ricordare che quelle decisioni sono state prese dal Governo ignorando completamente la consultazione referendaria del 1987 in cui gli italiani si espressero contro il ritorno delle centrale nucleari in Italia. E’ interessante notare come secondo un sondaggio realizzato da Fullresearch nei giorni dell’emergenza degli impianti in Giappone (dove c’è il rischio di una nuova Chernobyl a seguito dei danni provocati dal terremoto) sette italiani su dieci sono contrari alla costruzione di centrali nucleari e, quindi, teoricamente se andassero a votare il 12 Giugno, voterebbero SI a questo quesito contro la   realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare. [2]
-          Il quarto quesito, proposto ancora dall’Italia dei Valori, riguarda l’eliminazione della legge del 2010 riguardante il legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale. Questa legge è stata già epurata in parte dalla Consulta poiché ritenuta parzialmente incostituzionale, ma la completa cancellazione avrebbe una grande importanza politica perché, in caso di vittoria del SI, come scrive la redazione de Il Fatto Quotidiano, “il premier voluto dal popolo, che governa in nome del popolo e cerca di sfuggire alla giustizia sempre in nome del mandato popolare si ritroverebbe di fatto sfiduciato dalla maggioranza degli elettori”. [3]
Com’è noto, la consultazione referendaria si svolgerà in una data diversa dalle tornate elettorali per le elezioni amministrative e gli eventuali relativi ballottaggi, ed è stato accuratamente evitata la sovrapposizione in un unico giorno, il cosiddetto election day, per decisione del Governo e del Parlamento.  Secondo Dario Franceschini, il capogruppo alla Camera del Pd, “dire no all’election day significa buttare dalla finestra 300 milioni di euro in un momento di crisi economica per le famiglie e i lavoratori. […] Il governo ha anticipato il no alla nostra richiesta di election day unicamente per impedire che il referendum sul legittimo impedimento raggiunga il quorum”. [3]
Il “no” all’election day, va sottolineato, è arrivato dopo tre mozioni delle opposizioni, che chiedevano l'accorpamento del primo turno delle elezioni amministrative con i referendum. Nelle tre votazioni la maggioranza ha prevalso per un solo voto. Quello del radicale Marco Beltrandi, eletto con il Pd, che ha dichiarato: "Ho votato in dissenso dal Pd perché sono contrario al quorum e perché penso che l'election day sia un sotterfugio per aggirare la legge". [4] A parziale discolpa del Beltrandi, va detto che nel gruppo Pd erano assenti due deputati, due nell' Idv e otto in Futuro e Libertà. [4]
Aldilà degli strani comportamenti di questi parlamentari, ciò che sorprende di più è che, di questo referendum, non ne parli praticamente nessuno in TV.
Evidentemente il Governo e le forze di maggioranza non ne parlano avendo scelto la linea dell’astensione, legittima ma non eticamente corretta dal punto di vista dei principi della dialettica democratica: si tratta di una manovra che mira al mancato raggiungimento del quorum che invaliderebbe la consultazione referendaria (lasciando inalterati i provvedimenti del governo). Una scelta che fa leva sul tipico “menefreghismo” dell’italiano medio che preferisce un’intera giornata al mare a 5 minuti in una cabina elettorale per decidere le sorti proprie, dei suoi concittadini e forse anche dei suoi figli. L’atteggiamento della maggioranza pare dunque decisamente discutibile: si tratta di una sorta di rifiuto al confronto, tipico di chi sa che la sfida sarebbe persa, se non fosse per la decisione di abbandonare il campo della battaglia.
Sorprende però che anche le forze di opposizione si siano dimenticate, se non in rarissimi casi, di parlare apertamente del referendum, magari traendo spunto dell’emergenza nucleare giapponese: è un comportamento incomprensibile perché una larga partecipazione al referendum dimostrerebbe che gli italiani hanno a cuore le sorti del proprio paese, a differenza di quanto sembra pensare la maggioranza parlamentare, a giudicare dalla posizione astensionista.
Probabilmente entrambi gli schieramenti politici, fatta eccezione forse solo per coloro che lo hanno proposto, sono accomunati dal timore nei confronti di uno strumento, quello del referendum, che appare decisamente lontano dalle logiche dei nostri politicanti, fatte spesso di “inciuci” e “sotterfugi” per mantenere prestigiose poltrone. Il referendum è infatti una forma di democrazia diretta, una delle rare occasioni in cui i cittadini possono direttamente partecipare alle decisioni dello Stato, senza la mediazione di “rappresentanti” che troppo frequentemente dimenticano le ragioni dei “rappresentati”. Per questo motivo il 12 Giugno 2011 dobbiamo votare: un mancato raggiungimento del quorum sarebbe un duro colpo per la nostra fragile democrazia.