lunedì 14 aprile 2008

"Cantare la guerra" - Da "Stelutis alpinis" a "Le voci di Nicolajewka": ... canti di guerra?

Quella che segue è la prefazione ad un opuscoletto che, il mio amico Paolo ed io abbiamo prodotto e che presenteremo a margine di una discussione che terremo giovedì 17 aprile, alle ore 17,30, presso la Scoléta dei Calegheri, in Campo San Tomà a Venezia.

“Quest’anno si ricorda il 90° anniversario della fine della prima guerra mondiale, la “grande guerra”; anni fa analoghe ricorrenze venivano chiamate anche “anniversari della vittoria”, sempre che si possa chiamare “vittoria” quando milioni di uomini, sia fra i militari che fra i civili hanno perso la vita. Nell’occasione di un evento tanto significativo per la considerazione doverosa dei guasti di una guerra per noi assurda e terribile, ma di tutte le guerre con essa, abbiamo pensato fosse cosa utile, e ci auguriamo apprezzata, riunire nel presente fascicolo alcuni articoli che, su tale tema e sulle canzoni che ad esso hanno fatto e fanno riferimento, abbiamo pubblicato nel giornalino dell’Associazione ‘Coro Marmolada’.

I materiali qui vorrebbero contribuire alla considerazione non banale o consuetudinaria ( soprattutto da parte dei più giovani) di tutto ciò che, anche nel canto corale come nella letteratura o in altre espressioni artistiche, ‘prende le misure’ con realismo e consapevolezza ad un tema aspro ed impegnativo, ma non trascurabile, poiché le guerre continuano ad esserci e, attorno a loro, continuano a morire tante, troppe persone.

È nata così una domanda: “I canti degli alpini, alcuni dei quali anche nel repertorio del “Marmolada”, sono canti di guerra oppure no?”.

Conoscendo come e dove erano nati e chi li cantava, la conclusione è stata, per noi: “No, non sono canti di guerra!”

E questo troverà riscontro nelle pagine che seguono e negli incontri pubblici che avremo nel corso di quest’anno.”

Il titolo dato all’incontro di giovedì è: “Da Stelutis alpinis a Le voci di Nicolajewka : canti di guerra?” e questo perché i due canti nel titolo sono due “canti simbolo” di un certo modo di cantare, di fare musica, forse non il più moderno né quello più di moda.

Due canti, assieme a tanti altri simili, che nascono in guerra o s’ispirano alla guerra, ma non sono canti di guerra; sono, invece, di condanna alla guerra.

I motivi che ricorrono sempre sono amore, pace, pietà ed anche, alcune volte, allegria.

Il testo completo dell’opuscolo lo trovate in formato pdf, cliccando qui.

1 commento:

Sergio ha detto...

Circa 30 persone erano presenti alla conferenza e, fra i trenta, i conoscenti erano non più di cinque.
Posso dire che è andata bene, direi quasi un successo per Venezia dove, a quell'ora, uno non sa cosa scegliere fra gli eventi culturali.
Gli unici assenti, anche se invitati espressamente, sono stati gli alpini! Eppure si parlava delle loro canzoni!